mercoledì 13 luglio 2011

Il seguito del treno in stazione

Una notte passata in bianco guardando il soffitto illuminato dalla luce del vicino.
Russare allegramente davanti alla televisione con lei che ti chiede di smettere.
Svuotare due o tre volte il portacenere e pensare a quante volte hai pensato di smettere e poi smettere veramente.
Lei che ti tiene la mano durante la scena del morto ammazzato tu che pensi ad altro.
Un fiore pressato tra due pagine di un libro dimenticato lì per anni e chissà quante parole dietro.
Suvvia bambini piantatemi un coltello nella schiena e fatemi ricordare di lei allegramente,
Dai è solo un giorno di pioggia in una sera d'estate che preannuncia una notte di sudore.
Il mio sudore che ricorda il tuo odore mentre ti stavo accanto e ora nemmeno il ricordo.
Lei canta un sacco di canzoni. Lei balla sul palco dei tuoi pensieri. Lei atterra su di un bicchiere pieno di ghiaccio.
Un giorno dopo l'altro che passa sotto la schiera folle dei canti di montagna.
I mIei.
I tuoi.
I nostri se avessimo avuto il coraggio di dirceli l'un l'altro.
Da una città all'altra.
Da un comignolo su di un tetto ad un ombrellino aperto sotto il sole.
Da un cambio di pannolini ad una pastina con il formaggino.
Stavolta abbiamo finito quel libro sul serio e avremmo voluto amarla a fondo ma ci siamo scordati  di mettere la sveglia.
Dammi la sala da ballo sul biglietto da visita e una luna al posto di una sdraio e ti restituirò i tuoi sguardi.
Non lasciarmi da solo a guardare le tue mani su di me.

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